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Centoventi fiumi da analizzare per il catalogo degli invertebrati

Intervista con Alberto Scotti per la Giornata mondiale dell’ambiente

Ivo Corrà
© Eurac Research | Ivo Corrà
by Valentina Bergonzi

Quest’anno, con la Giornata mondiale dell’ambiente, le Nazioni Unite lanciano il Decennio per il ripristino dell’ecosistema e caldeggiano il “passaggio dallo sfruttamento della natura alla sua guarigione”. Ma cosa succede quando si vorrebbe ripristinare un ecosistema, ma non si sa come fare perché non si sa più com’era la natura prima degli interventi che l’hanno cambiata? Alberto Scotti e le colleghe limnologhe stanno costruendo un “catalogo” degli animali invertebrati di fiumi e torrenti dell’Alto Adige, per monitorarli, non perderne la memoria e favorire le rinaturalizzazioni.

Quali torrenti avete campionato in val d’Isarco e val Pusteria?

Alberto Scotti: L’Isarco a Colle Isarco, Vipiteno e Fortezza, il Rio di Vizze a Prati di Vizze. Rienza, Drava e il Rio Anterselva in val Pusteria, oltre a vari torrenti più piccoli delle valli laterali. A questi siti se ne aggiungono altri sparsi in tutto l’Alto Adige, a tracciare una rete di 120 siti. In 24 di questi torneremo ogni anno per verificare i cambiamenti nel corso del tempo. Questo lavoro rientra nel Monitoraggio della biodiversità Alto Adige, uno studio approfondito e complesso che stiamo portando avanti con il supporto del Museo di scienze naturali dell’Alto Adige e della Provincia.

Campionate la qualità dell’acqua?

Scotti: Non direttamente. Noi fotografiamo la biodiversità degli animali invertebrati che ci vivono, che in parte dipende inevitabilmente dalla qualità dell’acqua. Scegliamo un tratto di torrente di circa 50-100 metri e annotiamo tutto quello che c’è. Il nostro focus è ciò che sta sotto il metro: distinguiamo tra settori con ghiaia, sabbia, roccette fino a 25 centimetri di diametro, materia organica come pezzetti di legno o alghe. Questi ambienti diversi sono microhabitat dove vivono organismi molto diversi tra loro. Per ogni corso d'acqua preleviamo almeno otto campioni: solleviamo i sassi più grossi per vedere gli animali che ci vivono sotto, muoviamo la sabbia, le alghe e altre piante acquatiche, e raccogliamo gli animali con i retini. Alla fine inseriamo le osservazioni in una bancadati, sorte di liste con numero, tipo e caratteristiche degli invertebrati che troviamo.

Come avete scelto i torrenti da campionare?

Scotti: In modo da avere un catalogo di caratteristiche più varie possibile. Abbiamo considerato la portata d’acqua, la pendenza, l’altitudine, l’origine glaciale o meno e la geologia.

Perché in alcuni posti tornate?

Scotti: Perché sono siti cosiddetti di referenza, cioè sono rappresentativi della loro categoria; ci servono per confermare le osservazioni in anni diversi. Per esempio questo è stato un inverno molto nevoso con una primavera fresca; facile che sul fondo di certi torrenti, rispetto allo scorso anno, ci sia meno sostanza organica come pezzetti di foglie o di legno perché sono rimasti più a lungo intrappolati sotto la neve. Questo influenza le popolazioni che vivono in acqua e per questo è bene ripetere l’osservazione ogni anno. Anche in val d’Isarco e in val Pusteria sono presenti dei siti di referenza.

Alberto Scotti

Alberto Scotti, milanese di nascita e altoatesino di adozione, è un limnologo e ricercatore dell’Istituto per l’ambiente alpino di Eurac Research. Studia come l’intervento umano, cambiamenti climatici inclusi, influenzino la vita degli invertebrati nei corsi d’acqua di montagna. Tra i suoi studi, uno che dimostra come l’abbandono dei pascoli ad alta quota sia dannoso per la biodiversità acquatica.

Questa intervista è stata pubblicata sabato 5 giugno 2021 sul quotidiano Alto Adige.

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