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Vecchi ma sostenibili: edifici del futuro o utopia?

I risanamenti profondi che faticano a partire e qualche segnale positivo

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Facciata dell'edificio di via Passeggiata dei Castani - Bolzano.

© Eurac Research | Ivo Corrà

Ivo Corrà

Il tasso di rinnovamento degli edifici europei è fermo da anni all’uno per cento. Eppure l’efficienza energetica è un punto chiave in tutte le strategie europee per il clima da ormai un decennio. Le cause di questo stallo sono intrinseche nelle caratteristiche del settore, poco permeabile all’innovazione tecnologica. Tuttavia qualcosa si muove e la ricerca fa la sua parte.

Ogni anno in media in Europa solo uno su cento palazzi esistenti può contare su cappotto e impianti nuovi. È poco se si considera che già dieci anni fa la strategia europea per il 2020 imponeva un aumento dell’efficienza energetica del 20 per cento. Oggi l’Unione europea ha messo sul tavolo importanti finanziamenti per sostenere la collaborazione tra ricerca e imprese, i proprietari possono contare su incentivi nazionali e nuovi modelli di finanziamento dei risanamenti. Ma tutto ciò sarà sufficiente a sbloccare quell’uno per cento solo se il settore delle costruzioni andrà verso una radicale trasformazione a tutti i livelli: dalla mentalità di chi commissiona i risanamenti, all’approccio di chi li progetta e gestisce, passando per il lavoro in cantiere.

Status quo e prospettive del cantiere

“Nei cantieri italiani in cui si ristruttura è cambiato poco negli ultimi decenni: ogni ditta fa la sua parte e il lavoro rischia di essere poco integrato. Non vengono impiegati prodotti prefabbricati e molte lavorazioni si fanno in loco con grande dispendio di tempo e denaro. Per questo si opta spesso per risanamenti parziali che mirano a risolvere solo alcuni dei problemi dell’edificio e comportano la necessità di ulteriori interventi dopo pochi anni. Il risanamento profondo si basa invece su un approccio sistemico che prevede la condivisione delle competenze interdisciplinari in tutte le fasi dell’intervento” spiega Stefano Avesani, ingegnere di Eurac Research ed esperto di sistemi di involucro. Oggi, grazie all’impegno della ricerca, qualcosa su questo fronte si muove. In Alto Adige ricercatori e imprese studiano da anni sistemi di facciata prefabbricati per facilitare i risanamenti e migliorarne la qualità. Hanno iniziato nel 2012 con un progetto europeo in cui gli esperti di Eurac Research hanno sviluppato i primi prototipi di involucri multifunzionali prefabbricati. Le funzionalità di queste tecnologie non si limitano al solo isolare: l’involucro può infatti ospitare al suo interno sistemi di ventilazione, impianti solari e altre tecnologie. I prototipi sono stati testati nei laboratori del NOI Techpark a Bolzano e poi installati in diversi edifici pilota in Europa. L’ottimizzazione dell’involucro prefabbricato è continuata negli anni successivi e di recente è stato impiegato nel risanamento massiccio di un ampio complesso di edilizia sociale a Bolzano. Ora questo lavoro sta dando importanti frutti: gli esperti di energie rinnovabili di Eurac Research hanno iniziato da poche settimane a collaborare con la ditta altoatesina Rubner per affrontare insieme la sfida dell’utilizzo di questa tecnologia su larga scala. Nel nuovo progetto europeo INFINITE lavoreranno per industrializzare la produzione di una facciata prefabbricata in legno che può integrare macchine di ventilazione, serramenti smart, sistemi solari e anche quelli per gli involucri verdi. Studieranno il grado ottimale di prefabbricazione per renderlo facilmente installabile in cantiere.

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Prototipo di facciata prefabbricata nei laboratori di Eurac Research al NOI Techpark© Eurac Research - Annelie Bortolotti
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Prototipo di facciata prefabbricata nei laboratori di Eurac Research al NOI Techpark© Eurac Research - Annelie Bortolotti

Un approccio digitale alla progettazione e alla gestione del risanamento

Il focus sull’industrializzazione è solo una parte del progetto coordinato da Eurac Research: un consorzio europeo di 19 partner lavorerà sul concetto di facciata a 360°, non solo pensando alla funzionalità del prodotto ma anche a rendere sostenibile la sua produzione, il suo smaltimento, ad allungare il suo ciclo di vita e quindi la durata dell’edificio risanato. Gli esperti puntano a integrare queste valutazioni con gli attuali sistemi di progettazione, un altro passo importante per modernizzare il settore delle costruzioni. “Lavoriamo in questa direzione perché i progettisti dovrebbero avere a disposizione un’infrastruttura digitale che raccoglie dati e analisi e favorisce la sinergia tra le professionalità coinvolte - spiega Avesani - Così si risparmiano tempo e risorse, e adottare tecnologie innovative nei risanamenti sarebbe più semplice”.

Edifici rinnovati ogni anno in Europa

1%

Rinnovamenti standard

0,25%

Rinnovamenti profondi

Il cambio di mentalità che fa bene all’ambiente (esterno e interno)

Industrializzazione e progettazione più digitalizzata sono sicuramente punti chiave nella trasformazione dell’edilizia. Ma l’intervento più radicale in grado di favorire una crescita dei risanamenti profondi è un generale cambio di mentalità tra tutti gli attori della filiera. “Solo gli interventi profondi possono contribuire in modo deciso alla decarbonizzazione e oggi sono solo un quinto dei risanamenti totali. Il solo cappotto non è sufficiente e tutti gli attori della filiera dovrebbero esserne più consapevoli. Risanare significa puntare a una riduzione dei consumi, ma non solo: farlo in modo profondo e attento alla sostenibilità nel tempo avrà finalmente poco impatto sull’ambiente che ci circonda e potrà migliorare la qualità della vita degli ambienti interni” continua Avesani. Guardando al futuro, l’aspetto positivo è che oggi sono sempre di più i progetti che oltre a lavorare sullo sviluppo di tecnologie, puntano a coinvolgere la filiera con networking e altre iniziative. Nei prossimi anni Eurac Research lavorerà a stretto contatto con Edera (centro di innovazione e riferimento nazionale dell'associazione nazionale dei costruttori per la riqualificazione profonda degli edifici) per pianificare iniziative di sensibilizzazione degli addetti ai lavori e di formazione a tutti i livelli. “La potenzialità di progetti come INFINITE è far vedere come lavorare in modo diverso non solo sia possibile, ma sia il futuro migliore che possiamo costruire insieme” conclude Avesani.

Stefano Avesani

Stefano Avesani è un ricercatore senior di Eurac Research. Si divide tra Verona e Bolzano per occuparsi di efficienza energetica e comfort negli edifici con un focus particolare sui sistemi di involucro. È il coordinatore del progetto europeo H2020 INFINITE.

Il progetto INFINITE è finanziato dal programma di ricerca e innovazione dell'Unione Europea Horizon 2020 (convenzione di sovvenzione n.958397). L'articolo rispecchia il parere dell’autore. La Commissione Europea non è responsabile dell’eventuale utilizzo delle informazioni ivi contenute.

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