Da chi possono essere usati questi impianti geotermici a bassa temperatura?
D’Alonzo: Si utilizzano sia in ambito residenziale, quindi per riscaldare e raffrescare la propria abitazione, sia in ambito commerciale e aziendale. Sono sistemi adatti anche a chi ha una domanda energetica alta: quindi pensiamo a supermercati o piccole industrie.
Perché questa tecnologia è rimasta ancora di nicchia rispetto ad altri sistemi che sfruttano le energie rinnovabili? Pensiamo al fotovoltaico o all’eolico…
D’Alonzo: Come sempre, ci sono dei vantaggi e degli svantaggi in questo tipo di soluzione. È una tecnologia che utilizza una fonte rinnovabile presente potenzialmente dappertutto, dal punto di vista estetico ha molto meno impatto rispetto a dei pannelli fotovoltaici o a delle pale eoliche: dall’esterno infatti come dicevo non è visibile. Inoltre, una volta installato è un sistema che potenzialmente dura per decenni.
Dalla parte degli svantaggi c’è l’alto costo dell’investimento iniziale. Questo scoglio, in mancanza di incentivi adeguati, blocca la diffusione di questa tecnologia. Basti pensare che i paesi in cui questo tipo di soluzioni energetiche sono più usate – come la Svezia o la Svizzera – sono quelli in cui sono stati disposti incentivi ad hoc. Per questo all’interno del progetto INTERREG Spazio Alpino GRETA abbiamo lavorato in un consorzio europeo per trovare soluzioni che possano incentivare gli utenti, ma anche le amministrazioni, alla diffusione di questa tecnologia. In generale, si è provveduto a diffondere informazioni sulla geotermia a bassa temperatura e sul suo potenziale nell’arco alpino. Noi di Eurac Research abbiamo poi sviluppato due strumenti, gratuiti e liberamente consultabili online, per capire le aree con maggior potenziale per l’utilizzo di questa soluzione e per aiutare gli utenti a calcolarne i costi di avviamento.