Il premio Pritzker è uno dei principali riconoscimenti al mondo per l’architettura, una sorta di Nobel del settore. Qualche settimana fa, l’edizione 2021 è stata vinta da Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal, due architetti francesi il cui motto è “mai demolire, ma aggiungere, trasformare, riutilizzare”.
Secondo Lacaton e Vassal, il lavoro dell’architetto può essere paragonato a quello del medico che, dopo aver visitato il paziente e raccolto informazioni sulla sua salute, può anche decidere di non prescrivere nessun farmaco. “Non fare nulla” è proprio quello che anche i due architetti francesi si sono trovati a consigliare, per esempio, all’amministrazione di Bordeaux che aveva chiesto il loro intervento per valorizzare una piazza della città. “Sono d’accordo con i vincitori del premio: demolire non è la scelta ottimale. Quanto al non fare niente, per noi purtroppo non è una strada percorribile”, scherza Alexandra Troi, vice-direttrice dell’Istituto per le energie rinnovabili di Eurac Research ed esperta in risanamento di edifici storici. “Quando si tratta di palazzi storici, non intervenire significa abbandonarli al loro destino e lasciarli andare in rovina. Le nostre scelte sono spesso orientate ad aggiungere, trasformare e ripensare l’utilizzo di un edificio, come sostengono gli stessi vincitori del premio”, aggiunge Daniel Herrera.
In Europa gli edifici storici sono un quarto del totale. Sono edifici pubblici come chiese, poste o scuole, ma anche abitazioni private come masi di montagna o fattorie. Sono opere che raccontano la storia dei luoghi dove sorgono e riflettono la cultura dei popoli che ci abitano o ci abitavano; basta pensare ai borghi medievali del centro Italia o agli eleganti boulevard di Parigi. Ristrutturarli e renderli energeticamente efficienti permette di ottenere un duplice risultato: salvaguardare un patrimonio storico e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.
“Riprendo la metafora della medicina: così come ogni paziente ha la propria storia clinica, anche ogni edificio ha caratteristiche specifiche che ci costringono a pensare soluzioni ad hoc. Ad esempio, gli edifici storici hanno spesso problemi di isolamento e quindi sappiamo che dovremo intervenire sui serramenti, ma lavorare sulle finestre di un monastero è molto diverso da isolare le finestre di una villa del Cinquecento. È complesso, ogni scelta va ponderata con attenzione, ma dà grande soddisfazione”, spiega Alexandra Troi.
L’attenzione per una conservazione sostenibile del patrimonio architettonico è cresciuta molto negli ultimi anni. “Privati e amministrazioni hanno capito che per pianificare un risanamento in modo accurato sono necessarie competenze specifiche e si rivolgono ad esperti del settore. Ci fa molto piacere poter offrire i risultati delle nostre ricerche per facilitare il dialogo tra i diversi esperti coinvolti nel risanamento energetico degli edifici storici”, conclude Daniel Herrera.
Assieme ad Alexandra Troi, Daniel Herrera è organizzatore della conferenza internazionale SBE21 Sustainable Built Heritage, un appuntamento che riunisce esperti in energie rinnovabili e in conservazione degli edifici storici con lo scopo di trovare soluzioni di risanamento efficienti ma anche economicamente abbordabili.